Lontano dalla sponda conosciuta.
Punto di svolta.

“Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce”. Martha Medeiros

Tre anni fa, mentre preparavamo la sua mostra dedicata al paesaggio, Laura Sisti in più di un’occasione, chiacchierando con me, definì la rappresentazione della natura come il “punto sicuro di partenza” del suo essere pittrice: dipingere paesaggi era il desiderio e il piacere di percorrere con la mente e con il cuore una sponda conosciuta, che avrebbe poi trovato, per mezzo della mano, forma e colore sulla tela.
In uno dei nostri incontri vidi, quasi casualmente, in una stanza vicina al suo luminoso studio, una tela dai colori scuri che raffigurava un uomo in posizione chiusa, quasi fetale.
“E questo?” chiesi curiosa, intuendo la ritrosia dell’artista a voler parlare di qualcosa che, fluttuante, aveva ancora contorni ed orizzonti non definiti.
“Questa è un’altra storia: un percorso iniziato più volte, più volte sospeso. Ancora non so quale strada prenderà”.
In questi tre anni, con determinazione e originalità, Laura Sisti quella strada ha voluto percorrerla e la mostra Punto di svolta rappresenta un primo approdo del suo lavoro sul tema della figura.
L’artista si è immersa in un mondo di corpi, la cui nudità delle membra implica l’inevitabile confronto con la classicità e ne ha sondato le pose: la curvilinea schiena di “Back girl” e la muscolosa forza di “Man down”; il volto sognante di “Narcisse” che si riflette nei cerchi concentrici dell’acqua; il punto di vista dall’alto che permette di cogliere lo sforzo di chi è “In salita”, ma anche di rappresentare una donna “In croce”. In questo dipinto, che rielabora il modello della Crocefissione di Salvador Dalì, Laura Sisti rende esplicito il filo rosso che collega le opere esposte in mostra: andare oltre il dato fisico per dar voce a tutte quelle trasformazioni che determinano uno stato d’animo, inteso come modo di essere e di sentire. Lo spettatore che guarderà con attenzione “In croce”, avrà modo infatti di scoprire che la donna non è legata alla trave lignea: è lei che vi si aggrappa, ancorandosi ad essa. Sorge quindi la domanda: perchè? Quale forza la spinge?
Tutte le opere sono accompagnate da brevi testi, poesie, stralci di canzoni che vogliono guidare l’osservatore dentro la faticosa meraviglia del vivere che le figure umane dipinte da Laura raccontano: la dimensione giocosa e senza tempo dell’infanzia, la solare pienezza dei danzanti anni della maturità, il pensoso ripiegarsi dolente in giornate di nostalgia, l’approssimarsi lento e inesorabile, anche se “di profilo”, della sera.
Fedele al suo stile pittorico, questa artista ha trovato nel dialogo con l’astratto la sua personalissima cifra. Così come è stato nei paesaggi, anche nella ritrattistica il suo punto di partenza è il dato naturale: i corpi sono proporzionati e di chiara leggibilità figurativa, ma è lo spazio circostante a chiamare in causa lo sgretolarsi della materia. E’ nello sfondo che esplodono macchie di colori brillanti che avvolgono le figure (“Amore di sé”, “Pensieri”); è da lì, dalle buie retroguardie di pennellate liberamente sovrapposte, che i corpi sembrano affiorare alla superficie (“Nudo disteso”, “Involuzione”).
A volte proprio alle spalle delle figure, nello scompaginarsi dei piani di luce e di ombra, l’artista ha nascosto una parte cruciale della sua narrazione poetica, come in quel nudo femminile di schiena che cita, nel giallo ocra del fondo, la ragazza impacciata di “Prima della festa”, traducendo così in veloce segno pittorico il ricordo che ogni donna adulta mantiene di se stessa fanciulla.
La poetessa brasiliana Martha Medeiros ha indicato con stringata chiarezza come la via della vitalità comporti la scelta di avventurarsi: Laura Sisti non ha avuto paura di cambiare e la profonda bellezza di questi suoi nuovi lavori è testimonianza di una scelta ben condotta.

Elisabetta Parente